Home ≫ ANALISI

L’Analisi

L’incertezza regna in Medio Oriente

di Eric Salerno

Data pubblicazione:1 marzo 2006

È difficile, forse mai come prima, cercare di fare previsioni per il futuro, e mi riferisco soprattutto l’anno in corso e al massimo quello successivo, senza considerare gli sviluppi regionali in tutti i settori. La “guerra di religione”, intesa qui come scontro tra sunniti e sciiti; quella di cultura più che di religione tra cristiani e musulmani; la questione del petrolio arrivato a un prezzo che allarga il settore produttivo rendendo protagonisti paesi finora tagliati fuori delle ricchezze provenienti dal sottosuolo, abbinato alle crescenti esigenze di Cina e India; la questione nucleare di Teheran e il pericolo di una guerra scatenata contro l’Iran; la dinamica sempre più evidente di un cambiamento radicale delle società arabe in corso nei paesi filo-occidentali, o meglio sotto tutela occidentale, che contestano democraticamente, ma attraverso formazioni invise all’occidente come i Fratelli musulmani, regimi spesso corrotti e incapaci di migliorare la condizione di vita della gente.

Hamas, con la sua vittoria elettorale in Palestina (anche se soltanto grazie alla legge elettorale ha guadagnato un numero di seggi in parlamento superiore al consenso popolare e ai voti) è indicazione di quest’ultima tendenza cominciata, appena pochi mesi prima, in Egitto. Il livello di retorica in Israele-Palestina è alto a causa della vicinanza delle elezioni politiche in Israele e nell’attesa della formazione di un governo palestinese guidato da Hamas e le successioni cambieranno soltanto a giochi fatti. Hamas ha già fatto capire (e leader arabi come Mubarak confermano) di voler essere molto pragmatico. Ammette un riconoscimento di fatto dell’esistenza d’Israele anche se non intende modificare la sua carta costitutiva e offre una tregua d’armi, ossia la fine del terrorismo e della lotta armata, lunga, dieci-quindici anni, in cambio di un ritiro israeliano sulla linea verde. Lasciamo a un’altra generazione, il senso della proposta, la soluzione definitiva del conflitto. Ariel Sharon, dal suo punto di vista, propose qualcosa di simile nel perorare e poi avviare il ritiro da una parte dei territori palestinesi occupati. Con il muro “di sicurezza”, Israele potrebbe svilupparsi senza un accordo di pace e tra dieci, quindici, forse vent’anni, sosteneva il premier, i due popoli avrebbero potuto, forse, trovare il modo di convivere pacificamente. E’ evidente che così come vengono offerti dalle due parti questi anni di “pace” il progetto è difficilmente proponibile. Israele non si ritirerà mai sul confine del 1967 e Hamas, senza concessioni politiche, non riuscirà a mantenere la tregua o a impedire alle altre formazioni palestinesi, come Jihad Islamica e forse le stesse brigate dei martiri di Al Aksa vicine ad al-Fatah, di compiere attentati in Israele.

Ancora prima di arrivare a guardare a quel futuro, è necessario capire cosa succederà a Ismail Haniye, il premier designato. Deve formare un governo. E se ci riuscirà, com’è probabile, dovrà fronteggiare Israele e Stati Uniti che, a sentire le loro dichiarazioni, faranno di tutto per far fallire il suo progetto e costringere Mahmoud Abbas a indire nuove elezioni. E se, invece di elezioni, viene fuori una guerra civile tra palestinesi, sussurrano al dipartimento di Stato, pazienza. Israele, per bocca del suo futuro premier Ehud Olmert, ha già preparato il terreno per un altro “disimpegno” sulla falsariga di quello di Gaza, in Cisgiordania. Resteranno in piedi soltanto gli insediamenti più importanti, il “muro” che si sta mangiando altro territorio palestinese sarà il confine, e i palestinesi continueranno a vivere se non proprio sotto occupazione militare quanto meno circondati dalle truppe israeliane in una specie di bantustan isolato dal resto del mondo.

Torniamo alla questione regionale. L’intero Medio Oriente è in ebollizione, tra contraddizioni e strumentalizzazioni, non ultima quella delle formazioni che s’identificano in Al Qaida. Le grida anti-Occidentali e anti-israeliane che si odono alzarsi dalle piazze arabe e islamiche, come nel passato, sono dirette alle ex potenze coloniali e imperiali ma nascondono forti tensioni interne. Lo si è visto in Libano, più di recente in Libia, ma anche in Pakistan per citare i casi più evidenti. Improvvisamente, la questione palestinese che è stata per decenni al centro del contenzioso tra i popoli della regione e l’Occidente, sembra passata in second’ordine mentre si parla di un riassetto delle alleanze internazionali. Hamas, per rispondere al minacciato ostracismo occidentale, cerca rapporti più stretti con Teheran. Nel breve termine, questo potrebbe portare a un aggravamento della situazione poiché il pericolo di un conflitto per il nucleare iraniano non si può escludere e la sua ricaduta sullo scacchiere israelo-palestinese è indubbia.

Ma, ed è qui il punto sottolineato da alcuni osservatori, non si può nemmeno escludere il ritorno, in Iran, a un regime più pragmatico e moderato. Più che esportare la rivoluzione islamica, come ai tempi di Khomeini, Teheran (moderati ed estremisti come il presidente) sembra interessata a ottenere da Russia e Stati Uniti il riconoscimento al grande paese dell’Islam sciita il rispetto “dovuto” a una potenza regionale. Nel segno della stabilità e del pragmatismo, dunque, potrebbero nascere nuove alleanze e, soprattutto, la necessità per Israele e i leader palestinesi di riprendere in mano quei progetti di pace nati con Clinton a Camp David e portati avanti durante la violenta e sterile seconda intifada dagli autori israeliani e palestinesi dell’iniziativa di Ginevra. Una visione, questa, indubbiamente ottimista, forse troppo, del futuro. L’altra ipotesi, purtroppo, quella dell’isolamento dell’Anp o una guerra civile palestinese, propone soltanto tragici scenari di sofferenza.

NOTE SULL'AUTORE 

Eric Salerno

Giornalista, inviato speciale, esperto di questioni africane e mediorientali, è corrispondente de Il Messaggero. Con il Saggiatore ha pubblicato Uccideteli tutti! (2008), Mossad base Italia (2010), Rossi a Manhattan (2013) e a marzo 2016, Intrigo.

Leggi tutte le ANALISI