LA NOSTRA STORIA   

 Vedi la Photo Gallery

Un punto di arrivo

Dopo oltre trent’anni di attività, nel febbraio 2020, l’assemblea dei soci del Cipmo, delibera lo scioglimento dell’Associazione.

Tale scelta è legata alle mutate condizioni storico-politiche del Medio Oriente e alla sopravvenuta impossibilità a proseguire nelle attività.

In questi anni, sotto la guida di Janiki Cingoli, coadiuvato dal prezioso lavoro della dott.ssa Magda Censi, il Cipmo ha dato un contributo importante alla conoscenza del Medio Oriente e delle sue dinamiche, nella costante ricerca di un percorso di pace fra Israele e Palestina. Un patrimonio di conoscenza (studi e analisi) e di attività convegnistica e di pubblicazioni che il CeSPI ha voluto conservare e rendere fruibile, rendendo il sito un archivio virtuale perché non venisse disperso.

Alle origini di CIPMO

Trenta anni fa, nel novembre 1989, nasceva a Milano il CIPMO – Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente.
Non volevamo fare un Centro di parte, all’interno dello schieramento politico italiano, perché la ricerca della pace in Medio Oriente non è e non deve essere di destra o di sinistra. Abbiamo voluto costruire un Centro al servizio del Sistema Paese, e crediamo in larga misura di esserci riusciti, come testimonia il riconoscimento quale Ente internazionalistico di interesse nazionale, che oramai da molti anni ci viene dato dal nostro Ministero degli Affari Esteri.
Né abbiamo voluto dar vita a una lobby, filoisraeliana o filopalestinese, sia pure aperta al dialogo con l’altra parte. Abbiamo creato noi il termine “equivicinanza”, non una impossibile equidistanza sulla necessità che l’occupazione debba cessare o che la sicurezza di Israele debba essere garantita, a partire dalle storie, dalle memorie, dal desiderio di identità e di futuro dei due popoli, che non possono essere ignorati se si vuole costruire una pace vera.
Le diplomazie, come si è purtroppo visto, non bastano. Abbiamo imparato quanto la strada per la pace sia disseminata di ostacoli e di nemici, e sappiamo che la situazione oggi si è fatta più complessa, così da apparire del tutto bloccata. Adesso tutti noi sappiamo come è possibile fare la pace, ma anche quanto essa sia difficile da realizzare. Ma noi siamo testardi, realistici, senza illusioni. Riteniamo che creare canali di comprensione e di dialogo, far nascere anche una sola idea utile, avanzare anche un centimetro verso la pace, offrire all’opinione pubblica un quadro chiaro, profondo, non propagandistico di quella tormentata ma affascinante realtà, sia importante, e sia quello che è possibile concretamente fare.
In questi trent’anni CIPMO ha realizzato su questi temi 3 grandi conferenze internazionali, 35 seminari riservati, oltre 30 iniziative pubbliche sul dialogo per la pace.

La svolta EuroMedAfricana
Il CIPMO in questi trenta anni è venuto gradualmente estendendo la sua iniziativa all’intera area mediterranea, e più recentemente, anche a quella africana, lungo un asse Europa – Mediterraneo, Africa (EuroMedAfrica), partendo da un approccio geopolitico per allargarlo ad un’ottica di cooperazione paritaria, trasparente, equa e reciprocamente vantaggiosa.
Un approccio quindi che punti sulla società civile, a partire dalle forze del volontariato e da quelle imprenditoriali, per valorizzare le risorse naturali, ambientali, tecnologiche, infrastrutturali come leva essenziale per superare le crisi guardando oltre le crisi, che offra al mondo delle imprese un interlocutore credibile e offra servizi focalizzati e su misura, che faccia perno sui giovani, sul mondo della scuola e delle Università italiane e Mediterranee, per costruire un Network interattivo che si confronti con l’Altro, il Diverso, per riconoscersi in esso e costruire insieme una comune Area di pace, comprensione e prosperità.
La stessa questione dell’immigrazione, in questa ottica, assume la sua corretta valutazione, che faccia perno sul ruolo delle comunità diasporiche di origine MedAfricana e sulla creazione di forti legami con i paesi di origine e di transito, per assicurare una politica di inclusione ordinata e misurata alle possibilità del Paese, senza trascurare i temi legati alla sicurezza e alla lotta contro le possibili derive jhiadistiche, ma al contrario affrontandoli nella sola ottica realistica e possibile.