L’Editoriale

Medio Oriente. Il rigore di Monti

di Janiki Cingoli Presidente del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente

Data pubblicazione: 12 aprile 2012

La visita di Mario Monti in Medio Oriente è stata caratterizzata da un forte senso della misura, unito ad una nitidezza e a un rigore delle posizioni espresse. Nulla delle colorite improvvisazioni ed anche delle gaffe che avevano caratterizzato il suo predecessore. Dopo il Libano, ove di recente l’Italia ha assunto nuovamente la guida della forza internazionale di pace Unifil, al confine con Israele, smentendo ogni precedente ipotesi di disimpegno, il premier italiano ha scelto di visitare per prima la parte palestinese.

Se la messa al Santo Sepolcro ha assunto un carattere privato, e tuttavia fortemente simbolico, l’incontro con il presidente Abu Mazen ha avuto un forte rilievo politico. Dopo aver citato la consueta formula «due popoli due stati, in pace e in sicurezza», Monti ha tuttavia ritenuto utile fare due precisazioni, che segnano un riallineamento alle posizioni europee e statunitensi: la prima è che tale soluzione è raggiungibile «solo con il negoziato», implicito invito ad evitare tentativi unilaterali, quali il ricorso all’Onu per il riconoscimento.

La seconda che «l’Italia, come la Ue, non riconoscerà modifiche dei confini del ‘67 diverse da quelle concordate dalle parti»: un chiaro riferimento allo sviluppo degli insediamenti israeliani in Palestina. Significativo anche il richiamo ai confini del ‘67, con possibili scambi mutuamente concordati, come base del futuro negoziato.

Una richiesta a lungo avanzata dai palestinesi per la ripresa del negoziato, e fatta propria dal presidente Obama nel maggio 2011, in un discorso non a caso subito contestato da Israele, che aveva definito come «indifendibili» quei confini.

Sul versante israeliano, nell’incontro con Benjamin Netanyahu, l’attenzione si è invece concentrata sulla minaccia iraniana, e Monti non ha mancato di sottolineare l’impegno italiano a favore del rafforzamento delle sanzioni nei settori petrolifero e finanziario. Un impegno particolarmente gravoso, vista la dimensione dei nostri rapporti economici con Teheran, e quindi ancor più apprezzato dal governo di Gerusalemme. Al centro dei colloqui anche la finalizzazione dell’accordo con l’Alenia- Aermacchi, per la fornitura di 30 velivoli da addestramento M346: una fornitura da un miliardo di dollari, in cambio di una fornitura equivalente all’Italia, sempre nel campo delle tecnologie militari.

Un altro momento di grande intensità è stata la visita a Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, ove i coniugi Monti hanno saputo trovare la giusta misura umana e politica per condannare ogni forma di risorgente antisemitismo. Infine, nella visita egiziana, si possono individuare due elementi portanti: la richiesta insistente a tutti gli interlocutori di rispettare e mantenere in vita il trattato di pace con Israele, definito una «colonna portante degli equilibri mediorientali»; la scelta di incontrare tutto l’arco delle forze politiche e militari del paese, dalla giunta militare ai Fratelli musulmani, alle opposizioni laiche, alla Lega araba, allo stesso grande imam della moschea di al Azhar. Un modo per sottolineare l’interesse italiano a che il nuovo Egitto sia caratterizzato dal rispetto della democrazia e del pluralismo. Con tutti, è stato sottolineato l’impegno italiano a favorire il consolidamento anche economico della difficile transizione in atto.

NOTE SULL'AUTORE 

Janiki Cingoli

Janiki Cingoli si occupa di questioni internazionali dal 1975. Dal 1982 ha iniziato ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 ha fondato a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), che da allora ha diretto fino al 2017 quando ne è stato eletto Presidente.

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